La pesca a Fogo

La pesca a Capoverde è, per la maggior parte, ancora artigianale; piccole imbarcazioni di legno con 1,2 o 3  pescatori partono tutte le mattine a motore (poche) o a remi per il tradizionale rito della pesca.

Le reti sono pochissime; qui la stragrande maggioranza pesca ancora con la “linha”, la lenza e con questa si “combatte” con piccoli pesci di scogliera (garopa, bica, bidion e raramente aragoste) o grandi pesci pelagici, dal tonno al serra, dalla ricciola al pesce vela e qualche volta il marlin.

Lo spettacolo prosegue all’arrivo delle barche con tanti ragazzi a conquistarsi il diritto di portare il pesce in paese per la vendita: i grandi pesci posizionati sulla testa del ragazzo e via verso il mercato con la tesa del pesce come ricompensa.

La freschezza del prodotto è sinonimo di bontà nei piatti che potrete apprezzare nei ristoranti. Una piccola mancanza che si può imputare ai capoverdiani è la poca varietà di pesci che si incontra nei menù dei ristoranti; per questo noi proponiamo ai nostri clienti una più vasta tipologia di pesci per dar modo di provare qualcosa di diverso dai classici piatti.

Il capitolo crostacei merta la premessa che anche a Capoverde si è purtroppo arrivati all’interdizione della pesca per 6 mesi all’anno.

La pesca intensiva e per certi versi “non intelligente” sta portando ad un impoverimento del mare che se non si riesce a controllare può essere disastroso.

Dal 1 maggio al 31 ottobre è proibita la pesca di tutti i crostacei ( qui soprattutto aragoste e cicale di mare), purtroppo le autorità preposte alla sorveglianza sono poche e i pescatori (fortunatamente pochi) continuano quasi indisturbati la loro pesca.

D’altra parte se i turisti ( pur non sapendolo) continuano ad ordinare aragosta al ristorante ….